Papa Benedetto XIV


PAPA PROSPERO LAMBERTINI

La nobile casata dei Lambertini diede i natali a papa Benedetto XIV: il più importante pontefice del '700 e una delle figure più rappresentative del panorama culturale di quel secolo.
Prospero Lambertini salì infatti al soglio pontificio nel 1740, derivando il nome da San Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale e della regola imperniata sull'"ora et labora", che Paolo VI il 24 ottobre 1964 volle proclamare patrono d'Europa.
Prospero Lorenzo Lambertini nacque a Bologna il 31 marzo 1675 da Marcello e Lucrezia Bulgarini. Fu educato presso i padri Somaschi, quindi, dal 1688, proseguì gli studi a Roma, dedicandosi al diritto canonico ed ecclesiastico. Nel giugno del 1724 fu nominato vescovo di Teodosia e nel gennaio del 1727 fu eletto alla sede arcivescovile di Ancona e Numana. Il 30 aprile 1728, a 53 anni, fu designato cardinale e nell'aprile del 1731 ebbe la sede arcivescovile di Bologna, che conservò anche da papa, sino alla successione del cardinale Malvezzi.
Alla morte di papa Clemente XII, il 6 febbraio 1740, seguì un conclave che si protrasse per sei mesi (il più lungo dal tempo del grande scisma d'occidente): rimasto nell'ombra per i primi tempi, Prospero Lambertini venne candidato dopo 254 scrutini. Ai cardinale disse: «Se desiderate eleggere un santo scegliete Gotti; se volete eleggere uno statista Aldobrandini; se invece volete un uomo onesto eleggete me».
Fu eletto il 17 agosto 1740.
Nel 1750 inaugurò il Giubileo aprendo la nuova Porta Santa di San Pietro e durante le celebrazioni organizzò un imponente servizio di assistenza ai poveri: fu grande la sua attenzione per i meno fortunati. Si racconta che al mattino, senza alcun cerimoniale, andasse a celebrare la messa in questa o in quella chiesa romana e che nel pomeriggio, sbrigati gli affari di stato, passeggiasse da solo per le vie di Roma, prediligendo i quartieri popolari e intrattenendosi con la gente anche di più umile condizione. Dopo alcuni anni di salute incerta, morì a Roma il 3 maggio 1758 a causa di una polmonite: aveva 83 anni.
La sua tomba in San Pietro è opera di Pietro Bracci.
Benedetto XIV fu prudente e apprezzato uomo politico: fondò la sua azione sulla moderazione e sul dialogo. In un periodo di grandi tribolazioni, causate principalmente dalla disputa tra Santa Sede e nazioni cattoliche, riuscì ad appianare le dispute con il Regno di Napoli, il Regno di Sardegna, Spagna, Venezia e Austria.
Eminente canonista e autore di numerose opere, encicliche e lettere pastorali, fu rigoroso difensore della dottrina della Chiesa, di cui ristrutturò l'apparato giuridico. Riformò l'educazione dei sacerdoti, il calendario delle festività, il breviario romano e molte istituzioni ecclesiastiche. Si mantenne equanime nelle controversie sul giansenismo, ma condannò la massoneria e la pratica dei riti cinesi e malabrici tollerati dai gesuiti.
Fu pontefice assai colto ed erudito: promosse gli studi e favorì gli uomini più colti della sua epoca, intrattenne rapporti epistolari con Caterina di Russia, Federico II, con Voltaire e Montesquieu; fu stimato anche dai protestanti, in particolare in Inghilterra. Istituì le cattedre di fisica, chimica e matematica all'Università di Roma, attivò una moderna scuola di chirurgia a Bologna, dove fondò l'Accademia Benedettina. Acquisì preziosi volumi per la Biblioteca Vaticana e fece tradurre le opere più significative della letteratura inglese e francese. Dotò i Musei Capitolini di una pinacoteca. Fu valido archeologo: favorì gli scavi a Roma, cooperò con Winckelmann alla fondazione dell'Accademia Archeologica e istituì la Calcografia Pontificia; raccolse diverse collezioni. Riuscì ad arrestare il degrado del Colosseo, avvilito a cava di pietra, consacrandolo alla Via Crucis: in occasione del Giubileo fece erigere 14 edicole e una grande croce nel mezzo dell'arena in nome delle migliaia di martiri cristiani. 
Papa amabile, gioviale e di spirito arguto, rimase famoso per i giochi di parole e le battute estemporanee, dietro cui si celava un'acuta percezione dei problemi del suo tempo. E' proprio la sua bonomia faceta a ispirare all'inizio del ‘900 la commedia di Alfredo Testoni, di cui sono riduzioni le pellicole del 1934 (regia di Parsifal Bassi), in cui fu interpretato da Ermete Zacconi, e del 1954 (regia di Giorgio Pàstina), in cui fu impersonato dal bolognese Gino Cervi, che prestò il suo volto anche nello sceneggiato televisivo del 1963.
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