La Ferrovia


Poggio Renatico è attraversato dalla linea ferroviaria Bologna-Ferrara, costruita a partire dal 1860 e inaugurata il 20 gennaio 1862.
Il suo tracciato fu oggetto di aspre diatribe fra quanti sostenevano la necessità di seguire la direttrice di congiunzione più breve fra le due città, l'attuale appunto, e quanti invece asserivano che la linea, passando per Cento e San Giovanni in Persiceto, dovesse raggiungere il Samoggia e lì immettersi nella ferrovia Milano-Bologna.
Controversia questa documentata da diverse testimonianze risalenti al 1860.
I fautori della linea per Cento facevano leva sulle caratteristiche delle nostre zone, descrivendole come «... territorio basso, acquitrinoso, poco salubre, dove non è commercio di sorta e poca industria... e nessun centro di popolazione». 
Dall'altra parte era i sindaci di Bologna Luigi Pizzardi, di Poggio Renatico Giuseppe Fornasini, di Galliera Luca Bonora, di San Pietro in Casale Carlo Francesco Rusconi, di Santa Maria in Duno Antonio Fava, di San Giorgio di Piano Francesco Ramponi, di Castelmaggiore Cesare Napoleone Mignani, e i deputati al Parlamento Carlo Marsili e Antonio Zanolini. Agli oppositori essi rispondevano essere queste terre «... assai fertili, salubre il clima, la popolazione numerosa ed attiva, florido il commercio» e sottolineavano che «l'interesse generale esige che una ferrovia di tanta importanza sia la più breve, la più comoda, la meno costosa possibile». Ragioni queste esposte, evidentemente con successo, anche al Ministro dei Lavori Pubblici.
Nel 1892 l'Omnibus 578 impiegava un'ora e trentacinque minuti per portare i viaggiatori da Bologna a Ferrara, sostando a Corticella, Castelmaggiore, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale, Galliera e Poggio Renatico, al costo di 5,35 £ in 1ª classe, di 3,75 £ in 2ª classe e di 2,40 £ in 3ª classe. All'inizio del ‘900 vennero poi raddoppiati i binari: il 1° ottobre 1911 venne inaugurato il tratto San Pietro in Casale – Poggio Renatico, il 10 giugno 1912 il tratto Poggio Renatico-Ferrara.
Nell'autunno del 1921 il treno che trasportava da Aquileia a Roma la salma del Milite Ignoto transitò anche a Poggio Renatico e vi sostò brevemente in onore dei caduti della Prima Guerra Mondiale e Medaglie d'oro al Valor Militare Severino e Duilio Merli.


CURIOSITA'

La ballata forse più popolare di Francesco Guccini, "La Locomotiva" (album "Radici", 1972), è ispirata a un episodio realmente accaduto proprio a Poggio Renatico. Era il 20 luglio 1893 quando il fuochista delle ferrovie Pietro Rigosi alla stazione poggese si impadronì della locomotiva n. 3541 e la portò a tutta velocità verso Bologna. Venticinque minuti dopo l'allarme la locomotiva entrò alla stazione felsinea ai 60 all'ora: non rimase che deviarla su un binario morto. Rigosi, passando sugli scambi, capì dove lo stavano mandando: smise di spalare carbone, uscì dalla cabina e si arrampicò sul muso della macchina, proprio sotto il fanale, come per prepararsi al sacrificio. Lo schianto contro la vettura di prima classe e i sei carri merci che si trovavano in sosta sul binario tronco fu terribile, ma l'uomo si salvò: evidentemente l'urto lo fece schizzare via prima che i due veicoli si incastrassero l'uno nell'altro. Gli venne amputata una gamba, il viso rimase deformato dalle cicatrici, dovette sopportare una lunga degenza all'ospedale, ma dopo circa due mesi fece ritorno a casa. Inutilmente i giornalisti e i curiosi che gli facevano visita tentarono di chiedergli i motivi che lo avevano spinto a un gesto tanto clamoroso: non rispose mai a nessuno.
Il Resto del Carlino del 21 luglio 1893 titolava «Il disastro di ieri alla ferrovia – l'aberrazione di un macchinista».
«Poco prima delle 5 pomeridiane di ieri, l'Ufficio Telegrafico della stazione (di Bologna, ndr) riceveva dalla stazione di Poggio Renatico un dispaccio urgentissimo (ore 4,45) annunziante che la locomotiva del treno merci 1343 era in fuga da Poggio verso Bologna. Lo stesso dispaccio era stato comunicato a tutte le stazioni della linea, perché venissero prese le disposizioni opportune per mettere la locomotiva fuggente in binari sgombri dandole libero il passo in modo da evitare urti, scontri o disgrazie. [...] Capo stazione, ingegneri e personale del movimento furono sossopra e chi diede ordini, chi si lanciò lungo la linea verso il bivio incontro alla locomotiva che stava per giungere. Non si sapeva ancora se la macchina in fuga era scortata da qualcuno del personale; e solo i telegrammi successivi delle stazioni di San Pietro in Casale e Castelmaggiore, che annunziavano il fulmineo passaggio della locomotiva, potevano constatare che su di essi stava un macchinista e un fuochista. Ma la corsa continuava e la preoccupazione alla ferrovia cresceva... [...] Alle 5,10 [la locomotiva] entrava dal bivio e passava davanti allo scalo, fischiando disperatamente, con una velocità superiore ai 50 km. Sulla macchina c'era un uomo che, invece di dare il freno, cercare di fermare, metteva carbone.... Era un uomo che correva, che voleva correre alla morte! Il personale lungo la linea agitando le braccia, gridando, gli faceva cenno di fermare, di dare il freno; taluno gli urlò di gettarsi a terra, ma egli rimaneva imperterrito nella locomotiva.
Un esperto macchinista, il Mazzoni, che era lungo la linea e lo vedeva correre incontro a morte sicura, gli gridò: "buttati a terra!"; ma il giovanotto - che giovane era lo sciagurato - dalla banchina a lato della piazza tubolare della caldaia tenendosi alla maniglia di ottone, si portò sul davanti della locomotiva sotto il fanale di fronte, attaccato sempre alla maniglia e colla schiena verso la stazione dov'era il pericolo. Al momento dell'urto egli era sulla fronte della macchina e i presenti che lo videro esterrefatti passare dinanzi a loro affermano che proprio al momento dell'urto egli si sporse in fuori, volgendo la testa verso la vettura, contro alla quale andava a dar di cozzo. L'urto, disastroso per la macchina e i carri, fu tremendo per l'uomo. Egli rimase preso fra la macchina e il vagone di la classe schiacciato orribilmente. Accorsero funzionari delle ferrovie, di P.S., guardie, personale viaggiante e manovali e il disgraziato fu tosto riconosciuto. È certo Pietro Rigosi di Bologna, di anni 28, fuochista da parecchi anni e buon impiegato... a Poggio Renatico, mentre il macchinista Rimondini Carlo era sceso un momento, il Rigosi aveva sganciato la locomotiva del treno merci e poi l'aveva lanciata a tutta velocità legando la valvola del fischio, per modo che destò l'allarme per tutta la corsa. Avrebbe potuto pentirsi durante il tragitto e dare il freno (che funzionava bene anche dopo la catastrofe) ma egli non volle. Probabilmente un'improvvisa alterazione di cervello che lo rese crudele contro se stesso, perché, per quanti pensieri di famiglia egli avesse, non giustificavano certo un tentativo di suicidio che poteva costare la vita a molte altre persone».
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