Il Castello Lambertini, dall''800 a oggi


Quando la dinastia dei Lambertini si estinse, nel 1822 il castello venne ceduto alla comunità del "Pogio et Uniti" per 4.000 scudi.
Verso la fine del secolo al palazzo, che aveva una facciata asimmetrica rispetto alla torre centrale, venne aggiunto un nuovo tratto di otto metri al lato nord: proprio questa parte fu danneggiata dalle alluvioni del 1949 e del 1951 e ricostruita a cura del Comune. Nel 1897 la struttura fu oggetto di un profondo e risolutivo restauro da parte dell'ingegner Ruggero Carini, che modificò, ampliò e sopraelevò parti del castello, modificandone l'immagine e reinventando un castello-palazzo, che conserva solo in alcune parti le tracce della sua origine evidenziando casualmente le trasformazioni, altrettanto profonde, subite nel ‘500 e nel ‘600.
La facciata dell'ala di mezzogiorno, ad esempio, conserva ancora parte delle finestre tardo cinquecentesche, con decorazioni a bugnato rustico ‘alla romana'. Si possono inoltre ancora leggere i resti di una serie di finestrature ovali, che scandivano ritmicamente la facciata: questi ovali servivano a dare luce a dei ‘camarini', situati all'interno di ‘camare' o ‘stanze' più grandi, di cui viene riportato l'uso nell'esposizione dei diversi rogiti. Sulla stessa facciata rimangono inoltre tracce di una preesistente merlatura, tamponata dalla elevazione del muro, eseguita successivamente e quasi sicuramente rimaneggiata dall'ingegner Carini.
Già da prima invece il nucleo abitativo aveva perduto la chiesa, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, a cui si fa riferimento nel manoscritto del 1578, negli inventari delle eredità dei Lambertini e in un manoscritto del 1712 dell'Archivio Gozzadini. Il suo abbattimento avvenne tra il ‘700 e l''800, dal momento che nelle piante catastali del 1835 non figura più. Così come, forse qualche tempo prima dei lavori del 1897, furono eseguite demolizioni di parti del palazzo, perché in pessimo stato di conservazione: allora il grande spiazzo del castello divenne la piazza del paese e gli orti furono trasformati nei giardini municipali.
I rimaneggiamenti tardo ottocenteschi in stile neogotico, a richiamare i palazzi bolognesi e ‘padani', ridefinirono completamente lo stile architettonico del castello, quasi contemporaneamente ad altre grandi trasformazioni che il paese stava affrontando nel fervore costruttivo di quegli anni.
Ancora oggi al piano nobile del castello sono conservate alcune preziose testimonianze del suo glorioso passato, quali le decorazioni murali settecentesche delle due ultime sale del lato sud. Le pareti di queste stanze, per un metro dal soffitto, sono riquadrate in rettangoli, tre per parete: nei due esterni vi sono motivi ornamentali settecenteschi, con piante stilizzate, uccelli, pesci, animali immaginari, mentre nei rettangoli centrali sono dipinti paesaggi che possono essere rappresentazioni della vita locale tratte dal vero, sia pure con molta libertà interpretativa. Dei sei paesaggi cinque mostrano corsi d'acqua, alberi, case, ponticelli, scene di lavoro, di caccia e di pesca.

 

Quattro i pregevoli dipinti antichi.
Un incisivo ritratto di papa Lambertini (XVIII secolo): "Il pontefice bolognese, vissuto dal 1675 al 1758, è ritratto in piedi con accanto alla mano benedicente un campanello, poggiato su un cartiglio. E' un quadro di maniera". 
Una drammatica crocifissione del ‘600 emiliano: "Tale dipinto si caratterizza per la posa plastica con la quale è definito il corpo di Cristo. Ai lati della croce, ci sono le figure dolenti di Maria, Giovanni e Maddalena, animate da intensi cromatismi. Sul fondo un brevissimo scorcio di paesaggio popolato da figure di armigeri". 
Una dolente di grande raffinatezza ottocentesca: "La dolente è una figura femminile a grandezza naturale, colta in un attimo di meditazione. E' caratterizzata da un delicato cromatismo e da una grande forza suggestiva".
Una pala della beata Imelde Lambertini, della bottega del Gandolfi (metà del ‘700).

 
Ritratto di Papa Benedetto XIV


 
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