Madonna Boschi


Il territorio in cui sorge il borgo di Madonna Boschi figura nell'anno Mille fra i feudi dei Conti Malvasia, quindi, nel XIII secolo, venne acquistato per le cacce al cinghiale e alla volpe dalla famiglia Lambertini.
Il suo nome nasce tardi, prendendo spunto da un oratorio dedicato alla Madonna costruito al limite boscoso delle paludi, dove sin dal 1293 il Reno aveva riversato le sue acque nelle valli verso il ferrarese.
L'antico nome "Santa Maria dei Boschi" è legato a un piccolo e prezioso quadretto della Madonna donato nel 1643 da Papa Urbano VIII alla piccola cappella denominata "Cella dei boschi": l'immagine, racchiusa in una cornice argentea a larghi ornati, è un altorilievo policromo in cotto del XVI secolo, proveniente dalla distrutta chiesa del Molinazzo (l'oratorio e il borgo del Molinazzo sorgevano sulla strada verso Poggio, forse un dosso emergente dalle paludi).
In seguito, nel 1738, Papa Lambertini (Benedetto XIV) concesse un privilegio in forza del quale questa Madonna divenne "Patrona dei boschi": da allora l'abitato mutò nome da "Madonna nei Boschi" a "Madonna dei boschi". 
Sempre ai Lambertini è da attribuire, nel 1647, la costruzione dell'attuale chiesetta, al posto del precedente oratorio.
L'edificio, di linea bolognese, presenta le capriate scoperte all'uso francescano e un bel battistero marmoreo rinascimentale, proveniente da un'altra chiesa; sul fianco della facciata svetta il campanile con la piccola cupola a spicchi.
Pare che la chiesa di Madonna Boschi sorga in un luogo poco distante dalla famosa rovere detta di Sant'Enrico, la "Rovere dei Boschi", individuata come punto di contatto fra gli antichi territori di Bologna, Modena e Ferrara. Si dice che l'albero fosse stato piantato nel 1222 da una commissione di esperti per la delimitazione dei confini e a memoria dell'avvenimento.
Madonna Boschi venne costituita in curazia insieme a Coronella per accordo del cardinale Gian Battista Nasalli Rocca, arcivescovo di Bologna, e di monsignor Ruggero Bovelli, arcivescovo di Ferrara; nel 1959 monsignor Natale Mosconi divise la curazia e creò due nuove parrocchie, riconosciute civilmente il 20 luglio 1961 dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. La parrocchia di Madonna Boschi è retta dal 2005 da don Andrea Frazzoli.
Poco lontano dalla chiesa, al bivio fra la storica strada della Confina e la strada per Mirabello, è murata sull'altana di un pozzo una lapide posta nel 1883 dal conte Malvezzi per indicare il punto in cui sorgeva sin dal ‘300 la bolognese Torre Verga, demolita nel 1861.
Una curiosa testimonianza è offerta poi da una grida, conservata nell'archivio parrocchiale di Poggio Renatico, che venne emanata dal Gonfaloniere di Ferrara e con la quale si condannavano i giochi d'azzardo che nel 1788 si tenevano lungo la strada della Confina. Sono pure annotate le intemperanze giacobine del novembre 1800. Sempre nel 1800 la storia parla di un passaggio di Napoleone Bonaparte: da lui un'antica strada ha assunto la denominazione di via Imperiale. Così come un tempo delimitava il confine fra lo Stato Pontificio e lo Stato di Bologna, questa via segna oggi il confine fra le due parti del paese, comprese l'una nel territorio del Comune di Poggio Renatico, l'altra in quello del Comune di Vigarano Mainarda.
Nel corso della prima guerra mondiale, subito dopo la battaglia di Caporetto, l'immensa prateria a sud del borgo, poiché priva di alberi, casolari e fossati, fu scelta quale sede di un campo d'aviazione americano e di uno della marina da guerra italiana, che sorse poco distante. Di qui, nel 1918, partirono gli aerei per le ultime azioni della battaglia del Solstizio e di Vittorio Veneto, che condussero alla vittoria il nostro esercito. «Gli apparecchi frementi, come da desiderio» sono ricordati da Filippo de Pisis in un brano di prosa scritto in quel tempo a Poggio Renatico, ispirato «dall'ebbrezza di un mondo nuovo apparso d'un tratto». Al termine del conflitto i campi vennero riadattati e utilizzati come centro di addestramento per i piloti dal 1920 al 1940.
Durante la seconda guerra mondiale, in seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, i soldati italiani di stanza al XII magazzino d'Italia, meglio conosciuto come campo d'aviazione di Poggio Renatico, si dispersero: i tedeschi vi subentrarono e scelsero Madonna Boschi per operazioni di controllo di materiale bellico e di conseguente deposito. Dal dopoguerra sono state condotte varie azioni di bonifica per restituire alle campagne la loro sicurezza.
La principale realtà aggregativa del paese è la Pro Loco di Madonna Boschi, che custodisce e promuove il retaggio di questo prestigioso passato, tuttora conservato nelle tradizioni madonnesi. Lo fa dando vita a due rinomate manifestazioni.
La Fiera delle Galanine, con stand gastronomico, eventi musicali, manifestazioni sportive e spettacolo pirotecnico, affonda le sue radici nei decenni finali dell''800: si svolge l'ultima settimana di luglio e prende il nome dalle piccole prugne primizie gialle o scure, oggi quasi scomparse, ma che si potevano cogliere in grande quantità nell'antico bosco.
La Sagra della salamina da sugo al cucchiaio si tiene nel mese di settembre: allora la salamina diviene la regina delle tavole, servita cruda, a fette con purè o, meglio, come vuole la tradizione, al cucchiaio. 
Madonna Boschi è patria della salamina da sugo, prodotta da sempre nelle sue case: un'alchimia di ingredienti tramandati di generazione in generazione, al punto di meritare un monumento che accoglie i visitatori proprio all'ingresso del paese.
Questo saporito insaccato rappresenta da oltre cinque secoli una specialità fra le più apprezzate delle nostre terre: le prime notizie risalgono al 1300 e ci arrivano da Guido di Bonaventura, che era pratico nel far salami; mentre nel 1481 Lorenzo il Magnifico scrive a Ercole I d'Este per ringraziarlo del "salame" che gli era giunto "graditissimo".
Oggi la salamina da sugo viene prodotta rispettando rigorosi criteri artigianali: una sapiente mescolanza di carne suina, spezie e vino, sottoposta a una stagionatura di 9-10 mesi e a una cottura in grandi paioli per 4-6 ore.
La Pro Loco ha conquistato con il nobile salume anche la Normandia, riscuotendo un enorme successo al "Marché des echanges internationaux" di Caudebec lès Elbeuf.
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